L’integrazione di AI Overviews con il motore di ricerca targato Google è destinata ad aumentare. Le risposte generate attraverso l’intelligenza artificiale verranno rese disponibili per un numero maggiore di ricerche e appariranno anche a quegli utenti che accedono senza connettersi con il proprio account. Siamo davanti ad una vera e propria accelerazione dell’uso dell’AI nel motore di ricerca, che è destinato a trasformarsi ulteriormente nel corso dei prossimi mesi.
Volendo essere leggermente più accurati dobbiamo, però, dire che la nuova novità, in realtà, si chiama AI Mode: è, a tutti gli effetti, un chatbot di ricerca avanzato molto simile a quello già visto con ChatGpt o Perplexity. Al momento però questo ulteriore strumento è accessibile unicamente a quanti abbiano sottoscritto un abbonamento a Google One AI Premium.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire come funziona l’intelligenza artificiale in Google.

Il matrimonio tra Google e l’intelligenza artificiale
Andando a ben vedere, una volta che si utilizza AI Mode non si nota una grande differenza rispetto a quello che si vede con molti altri chatbot, tra i quali possiamo citare anche Gemini di Google, tanto per rimanere in famiglia. A differenza, però, di ogni altra intelligenza artificiale, AI Mode è in grado di utilizzare per intero l’indice di Google, riuscendo ad andare ad integrare anche i vari collegamenti di approfondimento.
Questa nuova modalità di ricerca amplia ciò che AI Overviews può fare con ragionamento più avanzato, capacità di pensiero e multimodali, così puoi ottenere aiuto anche con le tue domande più difficili – ha avuto modo di spiegare Robby Stein, vicepresidente del prodotto di Google Search -. Puoi chiedere qualsiasi cosa ti passi per la testa e ottenere una risposta utile basata sull’intelligenza artificiale con la possibilità di andare oltre con domande di follow-up e utili link web.
AI Mode, secondo Stein, avrebbe modificato il modo nel quale gli utenti si interfacciano con Google: stanno iniziando, infatti, a porre delle domande molto più complesse e, in alcuni casi, leggermente più articolate.
Le novità introdotte nel popolare motore di ricerca, però, starebbe modificando i rapporti con le altre società, che sfruttano Google per aumentare la propria visibilità sul web. Solo per fare un esempio, negli Stati Uniti Cheeg – una società che propone dei servizi di didattica online – ha presentato una denuncia alle autorità competenti, ritenendo che AI Overview starebbe danneggiando la sua attività. Tra l’altro la società ha anche accusato google di aver utilizzato i dati di Chegg per addestrare i suoi modelli e dopo aver tolto il traffico al suo sito.

Intelligenza artificiale sì, ma con il lavoro degli uomini
Il lavoro dell’uomo è ancora indispensabile per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. In un momento in Google si sente fortemente minacciata dalla concorrenza in questo settore – pensiamo prima di tutto a ChatGpt e il più recente Deep Seek – ha chiesto agli ingegneri di Gemini di lavorare almeno 60 ore alla settimana. Ha inoltre, chiesto di utilizzare lo smart working solo nel weekend, in modo da poter competere con le altre big tech specializzate nell’intelligenza artificiale.
La richiesta è arrivata ufficialmente da Sergey Brin, co-fondatore dell’azienda, il quale ha inviato una lettera agli ingegneri, spiegando che un monte ore pari a 60 unità la settimana possa rappresentare il punto ottimale di produttività. Ma soprattutto ha sottolineato che negli ultimi tempi la competizione per l’intelligenza artificiale si è intensificata: si è arrivati al momento della svolta, quella che dovrebbe portare al debutto di AGI, un’intelligenza artificiale in grado di emulare quella umana. Per centrare l’obiettivo che si è fissata Google e per reggere il passo con gli altri big – prima di tutto OpenAI, Microsoft e Meta Platforms – ogni singolo ingegnere deve esprimersi al massimo delle proprie potenzialità e capacità, senza risparmiarsi.