INFERMIERI sostituiti dall’INTELLIGENZA ARTIFICIALE? Non ancora, ma li potrà aiutare

18 Marzo 2025 di

L'intelligenza artificiale non è ancora in grado di sostituire gli infermieri in ospedale, ma può costituire un valido supporto.

Quali attività professionali potranno essere sostituite in futuro dall’intelligenza artificiale? Gli infermieri e i medici rientrano tra i professionisti che potranno essere sostituiti senza problemi? Ancora no per il momento, ma l’AI potrebbe fornire un valido supporto alla loro attività. Alcuni assistenti AI, infatti, potrebbero essere impiegati per automatizzare i compiti del personale infermieristico. 

Alcune aziende di intelligenza artificiale negli Stati Uniti si starebbero muovendo proprio in questo senso e avrebbero iniziato ad offrire dei servizi per automatizzare le attività che richiedono tempo e che nella maggior parte dei casi vengono effettuate da degli assistenti medici o da degli infermieri. Stando all’esperienza maturata all’interno di alcuni ospedali l’AI sarebbe in grado di aiutare il personale a lavorare in modo più efficiente, evitando che di causare il burnout e la carenza di professionisti.

I sindacati, da parte loro, starebbero lamentando che la nuova tecnologia – per il momento non ancora compresa a sufficienza – starebbe addirittura scavalcando le proprie competenze e contribuirebbe a peggiorare l’assistenza che i pazienti stanno ricevendo.

Intelligenza artificiale a supporto degli infermieri
Intelligenza artificiale a supporto degli infermieri

Gli infermieri? Costano più dell’intelligenza artificiale

La partita tra l’intelligenza artificiale e un infermiere la vince la prima, almeno sui costi. Una delle prime società statunitense che ha promosso i suoi prodotti negli ospedali metteva a disposizione Hippocratic AI ad una tariffa di 9 dollari l’ora, contro i 40 dollari all’ora di un infermiere registrato. L’approccio, però, non si è dimostrato dei migliori, suscitando una serie di perplessità non solo tra i professionisti della sanità, ma anche tra i pazienti. A questo punto l’azienda ha deciso di cambiare tattica e ha abbandonato completamente questo tipo di linguaggio: ha iniziato a promuovere i propri servizi, cercando di confortare i clienti e sottolineando come l’intelligenza artificiale fosse stata testata in modo accurato.

Al di là dei costi in senso stretto, gli ospedali hanno iniziato a testare diverse tecnologie per migliorare le cure e ridurre i costi – o quanto meno ottimizzarli -, introducendo sensori, microfoni e telecamere in grado di rilevare i movimenti dei pazienti.

I dati raccolti attraverso questi strumenti vengono collegati alle cartelle cliniche elettroniche e vengono accuratamente analizzati, in modo da poter prevenire eventuali problemi medici e cercare di indirizzare le cure degli infermieri. E a volte riescono ad indirizzarli prima che questi abbiano effettivamente valutato il paziente.

I dubbi sull’operato dell’AI

Esemplare in questo caso quanto avvenuto all’interno del pronto soccorso del Dignity Health di Henderson, in Nevada. Qui il sistema informativo ha segnalato un paziente appena arrivato per una sepsi, una reazione pericolosa alle infezioni. Nel caso in cui fosse stato seguito il protocollo dell’ospedale, l’infermiere di turno avrebbe dovuto somministrare una grande dose di liquidi per via endovenosa. Dopo un ulteriore esame, però, è emerso che si stava trattando un paziente in dialisi, con un’insufficienza renale: un paziente che doveva essere gestito con la dovuta attenzione, per evitare di sovraccaricare i reni di liquidi.

L’infermiere di turno ha manifestato la propria preoccupazione al supervisore, ma gli è stato detto di seguire il protocollo standard. Una volta che è intervenuto un medico, il paziente ha iniziato a ricevere, molto lentamente, i liquidi per via endovenosa.

L’obiettivo dell’intelligenza artificiale è quella di rendere più facile il lavoro degli infermieri, in modo che possano seguire e monitorare più pazienti. Ma in realtà possono creare dei falsi allarmi, segnalando come emergenza delle funzioni corporee di base, come un semplice movimento intestinale.

Quanto l'intelligenza artificiale può aiutare gli infermieri?
Quanto l’intelligenza artificiale può aiutare gli infermieri?

In ospedale l’intelligenza artificiale è in grado di aiutare?

Benché altamente sofisticata, qualsiasi tecnologia non è in grado di cogliere i segnali che gli infermieri riescono a percepire ogni giorno, come le espressioni del viso o gli odori. Ma anche le persone non sono perfette e possono sbagliare.

Sarebbe sciocco voltare completamente le spalle a questo sistema – spiega Michelle Collins, preside del College of Nursing della Loyola University -. Dovremmo accogliere ciò che può fare per aumentare le nostre cure, ma dovremmo anche fare attenzione che non sostituisca l’elemento umano.

Durante la pandemia Covid 19 si stima che più di 100.000 infermieri abbiano lasciato la professione. In questo contesto, con ogni probabilità, l’intelligenza artificiale non è uno strumento con il quale sostituire le persone, ma può essere uno strumento per aiutarle a lavorare meglio. Sempre che venga impiegata e sfruttata nel modo migliore.

  • Pierpaolo Molinengo
    Giornalista

    Pierpaolo Molinengo è un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002. Da sempre appassionato di tecnologia, ha seguito nel corso del tempo le evoluzioni più disparate. Pierpaolo Molinengo scrive di fintech ed economia.

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